Verso una Nuova Frontiera del Diritto all’Autodeterminazione: Il Suicidio Assistito in Emilia Romagna

6 Mar 2024

L'articolo riflette il punto di vista del consigliere Arcidiacono sull'introduzione del suicidio assistito in Emilia-Romagna, evidenziando come questa opzione risponda a una richiesta di autodeterminazione per persone con malattie irreversibili e dolorose. Arcidiacono sottolinea l'importanza di affrontare il tema con sensibilità e responsabilità, riconoscendo le complesse implicazioni etiche e sociali. Il consigliere invita a una riflessione approfondita sull'accompagnamento dei pazienti in questa scelta difficile, enfatizzando la necessità di un supporto umano e compassionevole in un contesto di cambiamento delle dinamiche familiari e sociali.

Il diritto al suicidio assistito è un tema che attende una risposta da anni, non solo dalla sentenza della Corte Costituzionale del 2019 ma una risposta che fosse al passo con i tempi, con la medicina e con la recrudescenza di alcune malattie. Presto( entro il 25 marzo), in Emilia-Romagna, sarà possibile fare richiesta di suicidio assistito ovvero di farmaci che autosomministrati hanno effetto letale. Un argomento da non prendere certo alla leggera, non si parla di agevolare chi desidera togliersi la vita ma chi, invece, soffre e non sono al momento disponibili ulteriori strade. Le condizioni sono infatti che il paziente sia affetto da malattia irreversibile che comporti sofferenza. Nel dibattito sul fine vita, come rappresentante di chi mi ha eletto, non posso limitarmi a seguire un’unica visione, ma devo considerare le esperienze e le necessità di coloro che si trovano in situazioni di sofferenza, cercando di offrire indicazioni e sostegno per affrontare questo momento difficile nel modo più umano e rispettoso possibile. Siamo, tutti noi come comunità, di fronte a un momento molto più importante di quanto si possa immaginare. La possibilità di interrompere la propria vita è uno dei dilemmi universali che imperversa da un tempo infinito, da quando esiste la malattia. È un momento importante perché da oggi c’è una possibilità in più, la via della cura (se esiste) o la via della morte. Occorre chiamarla con il suo nome, la morte. I valori cristiani odiano il suicidio ma si dovrebbero odiare anche quelle condizioni tremende in cui si trova chi è affetto da malattie incurabili, interminabili, terribili che distruggono il cuore, la mente e la dignità della persona. Un dilemma che pare essere senza soluzione o di una soluzione estremamente complessa, difficile da accogliere e da comprendere. La decisione spetterà a ogni singolo individuo, a parenti e amici, conoscenti. Purtroppo, il mondo verso cui siamo avviati vede sempre meno famiglie, sempre meno rapporti, amici, parenti. Ecco perché è un momento così importante, in prospettiva futura. Sorge purtroppo una domanda cattiva, arcigna quasi: perché solo ora? La sentenza del 2019 stabilisce il diritto all’autodeterminazione della propria vita e quindi anche della propria morte, quando ci sono condizioni non accettabili e di incurabilità. Perché le persone in quelle particolari condizioni hanno dovuto soffrire per quasi 5 anni? In Italia ci sono stati casi eclatanti ma, sono sicuro, ci sono anche casi minori, di chi resta isolato e non ha la possibilità di divenire un caso nazionale. Perché abbiamo dimenticato quelle persone? Il nostro compito a questo punto, come governo cittadino, sarà fornire la giusta informazione, cercare di fare in modo che questa nuova possibilità non dilaghi e soprattutto non venga strumentalizzata per attacchi banali quando il problema non è assolutamente banale. Dobbiamo limitare i casi e, soprattutto, fare in modo che non diventi un modo per emarginare persone che, invece, hanno bisogno di attenzione.

 

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